Casi umani: la mia collezione imperdibile

Tra una suora pirata della strada e un capo con manie di persecuzione, ecco i peggiori casi umani che abbia incontrato.

Non vivendo sulla Luna, nel corso della vita ho incontrato un sacco di persone e non è stata sempre un’esperienza positiva. Non c’entra la guerra, il covid-19, la pioggia o il grado d’istruzione: è dura rimanere impassibili quando l’essere umano dà il peggio di sè sfoggiando stupidità, menefreghismo e ignoranza. Peggio un vicino con pochi neuroni in testa o qualcuno stabilmente sui social ma poco incline al dialogo? Ho superato i 40 anni da un po’ ormai e posso “vantarmi” di aver avuto a che fare con svariati casi umani…

Ecco il meglio del peggio!

Casi umani al volante

E’ un giorno come tanti, io e la mia bimba stiamo tornando dalla scuola materna, piove così tanto che si deve evitare il solito parchetto facendo un percorso alternativo. Tutto fila liscio, anzi la combo acqua/ombrellino gasa particolarmente la piccola che si gode ogni passo e ogni pozzanghera. Peccato che un’auto passi a tutta velocità, causando un’onda anomala che ci lava da capo a piedi. Il “perchèèèèèè” con tanto di pianto disperato di mia figlia è qualcosa che non scorderò mai: si era in zona scuole, c’erano i dossi ed ebbi comunque la senzazione che l’infame avesse dato gas apposta. Se il karma esiste, nel futuro di quella Smart scorgo un posto di blocco. O magari un albero.

Non male anche quello che mi è successo anni prima, sposato da poco. Un pomeriggio come tanti accompagno la mia dolce metà al lavoro e di ritorno OSO attraversare sulle strisce. Sia mai, un’auto arriva sparata, inchioda e giù di clacson. Faccio per esplodere il più classico dei “checazzovuoiscemodimerda” quando noto che al volante c’è… una suora. Attonito, stampo bene nella mia mente il ricordo, uno di quei momenti WTF che val la pena raccontare. Fosse andata male mi avrebbe benedetto o avrebbe direttamente sgommato sopra il mio cadavere? Ben lieto di non averlo scoperto.

Bonus: un giorno come tanti mia moglie esce dall’ufficio, mi chiama al cellulare e qualche secondo dopo la sento inveire come mai mi era capitato. Praticamente uno in auto voleva delle informazioni, lei non si era accorta a chi si stesse rivolgendo e il poeta aveva ben pensato di apostrofarla con un pregiatissimo “troia”. Bei momenti, un peccato non esser stato lì per applaudirlo. In faccia.

I vicini, quelli sani di mente

In un articoletto dedicato ai casi umani non posso non spendere qualche parola (e qualche bestemmia) per il personaggio che abita sopra il mio appartamento. Trattasi di essere diversamente intelligente con tanta passione per la musica. Passione che dimostra cantando, esibendosi in stecche allucinanti, a tutte le ore.

Memorabile quella volta che riecheggiarono le “note” di I will always love you: era l’una di notte e Whitney (soprannominato così per ovvi motivi) si stava lavando con tanto di musica a palla nelle cuffiette. Come faccio a saperlo? Beh, il mio “hai rott’icoglioni, basta” l’han sentito tutti tranne lui, visto che di lì a poco la madre ne ha interrotto la performance bussandogli ripetutamente alla porta.

A volte Whitney salta la corda (sì, lo so) e ci delizia con delle atroci strimpellate di chitarra, per non parlare delle liti furiose coi suoi, non appena varca la soglia di casa. Siamo a un livello d’idiozia tale che una volta ha pure citofonato in tarda serata (tutti erano già a letto) ordinando alla madre di portargli giù dell’acqua: era impegnato a chiacchierare con gli amici, povera stellina, mica poteva salire. Meraviglioso, vero?

Un capo impossibile da dimenticare, purtroppo

Vivo la mia vita lavorativa un quarto di stipendio alla volta. Quando va bene. Nel senso che sono disoccupato da anni e in passato ho lavorato full time ricevendo paghe misere e avendo a che fare con soggetti che oserei definire tossici. Il meglio del peggio è stato uno dei tanti capi avuti fino ad ora, la cui scrivania era attaccata alla mia. Cosa che mi permise di apprezzare tante belle cosette.

Irrispettoso come pochi, non si faceva scrupoli a provarci con una delle dipendenti, chiamava nei weekend (il concetto implicito era chissenefrega dove sei, torna a casa) e pretendeva che dopo un giorno di lavoro sapessi perchè-quando-come fare certe cose. Inoltre attingeva a piene mani dai conti societari (per il proprio tornaconto) ma guai a chiedere una “paghetta” più umana o rimborsi per ferie non godute.

Il jolly: il suddetto aveva perenni problemi con cellulare e pc (preistorici) ed era convinto che l’ex moglie gli spiasse l’account di posta. Logico quindi contattare un hacker, vero? Ci sarebbe quasi da ridere se non fosse che mese dopo mese ha finito per avvelenarmi l’umore, tanto da crearmi ansia e panico.

I casi umani mascherati

La pandemia pare essere solo un brutto ricordo, almeno fino al prossimo virus. Così come la quantità immane di gente che ha seguito, si fa per dire, le norme di comportamento. Lascio volutamente perdere chi ha tossito e sputato su persone e cibo solo per creare panico e sgomento perchè certi esseri sono incommentabili.

Ma qualche parola la spendo volentieri sulla faccenda mascherine: scomode, si respira male e tutto il resto ma se durante quel periodo facevi una passeggiata in pieno centro con tuo figlio e lui indossava la macherina e tu, adulto, no… beh, ma dove cazzo vogliamo andare? Andrà tutto beneheheheheh ma vaffanculo và.

Casi umani online ne abbiamo?

Per lavoro e per diletto uso i social network e anche qui mi è capitato d’incontrare i personaggi più disparati, molti dei quali nemmeno li rammento. Non posso però scordare chi non ha accettato una serenissima e pacata chiacchierata sulla bontà di certe canzoni, semplicemente perchè “ho studiato musica e so cosa dico”. E, soprattutto, “chi cazzo ti conosce, non sei un mio follower e con te non ci parlo”. Meraviglioso, vero?

La cosa triste è che non è stato un caso isolato e non è stato nemmeno il peggiore, chè di fasciorazzisti no-vax, no-allunaggio e no-uccelli ne è pieno il mondo. Purtroppamente.

Ciao.

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