Qualche pensiero su Wrestlemania 36

Nonostante la pandemia, the show must go on. Almeno per quanto riguarda il wrestling, con lo show più importante di tutti, Wrestlemania 36, svoltosi regolarmente come ogni anno. Con qualche “leggerissima” variazione sul tema…

Coronavirus là, coronavirus qua, pandemia, delirio, disastro, ignoranza, stupidità, voglia di normalità. E Wrestlemania 36. Parole in libertà per riassumere in breve un periodo storico non felicissimo e non facilissimo. Oggi voglio soffermarmi sulla voglia di normalità. Che per molti significherebbe pranzare coi propri cari, per altri bere un mojito con gli amici, per tanti seguire lo sport in tv. In queste settimane di isolamento uno dei miei spicchi di normalità è stato il wrestling, una particolare serie tv con quasi solo scene di gente che si gonfia di botte in modo coreografico. Wrestling che, come il cinema, un sacco di attività commerciali e di intrattenimento, ha dovuto chinare il capo di fronte alla potenza del Covid-19. E fermarsi? Beh, non proprio.

La WWE ha preferito adattarsi e proseguire. Registrando i suoi show in un’arena di proprietà, il Performance Center, totalmente vuota, fatta eccezione per gli addetti ai lavori. Non sono qui per giudicare la bontà e la validità della scelta, ovviamente oggetto di discussioni e polemiche.

Sono qui per esprimere qualche considerazione sullo show di wrestling più grande di tutti che quest’anno è stato un po’ (tanto) meno imponente e spettacolare rispetto al passato. Mi riferisco a Wrestlemania 36. E’ stata un’edizione piacevole? Nonostante tutto sì, direi di sì.

E per quel “nonostante tutto” mi riferisco in primis ad uno scenario insolito: una piccola arena con posti a sedere vuoti. L’anno  scorso decine di migliaia di persone, a sto giro zero. Nessuno. Bisogna poi considerare il fatto che lo spettacolo è stato soggetto ad un’infinità di cambi di programma. Perchè ci sono stati atleti ammalati o che hanno preferito stare a casa per precedenti problemi di salute. Ad un certo punto si era ipotizzato di rimandare il tutto all’estate o addirittura di cancellare il pay per view. Capite bene che dal punto di vista organizzativo e creativo confezionare un prodotto anche solo guardabile, svoltosi per la prima volta nell’arco di due sere, sia stata una faticaccia. Ed infatti..

A Wrestlemania i difetti, i “sì, vabbè, era necessario?” e i “ah, ci fosse stato il pubblico…” non sono mancati.

Fino ad una settimana prima pubblicizzi un incontro valido per il WWE Universal Championship tra il campione Goldberg e Roman Reigns. Poi la pandemia, qualche lottatore con la febbre e Reigns decide di non prendere parte allo show. Mattata da prima donna? Assolutamente no, visto che il samoano ha sconfitto da poco la leucemia e non ha tutta sta voglia di rischiare la pelle un’altra volta. La speranza di vederlo sul ring ce l’hanno avuta le alte sfere WWE, ma quando il tutto è stato ufficiale si è ricorso ad una soluzione d’emergenza. E il gigantesco Braun Strowman è diventato campione. Perchè nel frattempo Goldberg ha deciso di prendersi del tempo e non figura più nel roster degli atleti attivi. Quindi a Wrestlemania 36 chiunque sarebbe diventato campione.

Ci capite poco? Siete in buona compagnia. Tutto ciò, passatemi l’espressione, è un fottuto casino. Del quale nessuno ha colpe, il periodo storico che stiamo vivendo è particolare in modo drammatico, le cose cambiano repentinamente e alla fine 3-4 spear seguite da 3-4 powerslam non mi hanno tolto il sonno.

Il discorso per il WWE Championship è un tantino diverso, ma neanche troppo. Infatti l’incontro tra il campione Brock Lesnar e Drew McIntyre mi è parso simile al match di cui ho parlato prima: poche mosse, serie di finisher del campione, conto di due, serie di finisher dello sfidante, 1-2-3 e match finito. Bene che almeno qui nelle settimane passate si sia raccontata una storia (partita dalla Royal Rumble), male che la resa dei conti sia durata pochi minuti. Anche in questo caso comunque assolutamente nulla di drammatico, si è visto ben di peggio su un ring. Ma senza l’effetto magico che solo il pubblico avrebbe potuto dare.

A proposito della magia del pubblico…

Chissà cos’ha pensato Adam “Edge” Copeland nelle ultime settimane. Torna dopo 9 anni, per la felicità di ogni collega e fan, giusto in tempo per costruire, in modo anche crudo (i conchairto non si vedevano da un po’), un incontro contro il suo ex “amico” Randy Orton. A Wrestlemania 36. In un palazzetto vuoto. Quindi niente boato all’ingresso delle star e niente coro di “holy shit” quando un uomo di 46 anni, al suo primo incontro dopo quasi un decennio, decide di lanciarsi sul rivale (vedi foto sopra), fracassando il tavolo. Niente tifosi, niente urla, niente applausi, niente. E il match in sè è stato pure bello. Ma sarebbe stato eccezionale in uno stadio gremito!

Concludo invece con due match che sarebbero stati profondamente diversi se disputati in un’arena gremita.

La prima serata si è conclusa in un modo degno di una serie tv o di un film d’azione a tinte dark. Il tutto grazie al Boneyard match tra AJ Styles e The Undertaker, dopo anni in versione biker e quindi decisamente più loquace e inquietantemente divertente. Ambientato in un cimitero, l’incontro è stato condizionato dal montaggio video che ha permesso qualche scelta narrativa azzardata (AJ lanciato dal tetto di una catapecchia), senza contare l’uso di effetti pirotecnici atti a rendere ancor più spettacolare lo scontro tra le due icone del wrestling. Chissà cosa si sarebbero inventati senza l’emergenza coronavirus, chissà come sarebbe stato l’incontro. Capitan Ovvio mi ricorda di dire che chiaramente non si sta parlando di un match di wrestling vero e proprio, ma sapete una cosa? Chissenefrega! Non è stato noioso, c’è stato qualche colpo di scena, ha divertito, raggiungendo pienamente lo scopo, intrattenere, al meglio.

“Lasciate ogni speranza o voi che entrate”

Cosa diavolo è stato il Firefly Fun House Match? Non lo so io e non lo sa nessuno. Scherzo, ma non troppo. Diciamo che più che un match vero e proprio è stato un omaggio alle varie “ere” di casa WWE, ma abbiamo ammirato anche una clamorosa e bellissima presa in giro del personaggio John Cena. Per altro eccezionale nel re-interpretare in modo grottesco le varie fasi della sua carriera, ben coadiuvato da quel mostro (in tutti i sensi) che è Bray Wyatt. Praticamente il più impensabile dei Dante è stato accompagnato dal più divertente e mefistofelico dei Virgilio in un viaggio a tinte horror, conclusosi nell’unico modo possibile.

Non ci provo nemmeno ad immaginare come sarebbe stato questo incontro dal vivo, in uno stadio, con gente di tutte le età. Quel che è certo è che si è visto un segmento stravagante, dannatamente ben riuscito, anche se non comprensibile da tutti. E’ stata una cosa nuova e le novità di questo tipo sono sempre le benvenute.

Alla prossima!

Verified by MonsterInsights