Ufficio cimiteriale: lavorarci non è un gioco

Si sta tranquilli, non ci sono rotture. Ah. Ah. Che ridere. Ho lavorato all’ufficio cimiteriale durante la pandemia e c’è stato ben poco da ridere…

Un articolo che ho piacere a riproporre visto che, ai tempi, non sapevo bene come impostarlo. Come descrivere in maniera esaustiva ma non troppo pesante un’esperienza interessante, a tratti pesante e frustrante e solo ogni tanto noiosa? Una cosa la posso dire subito: lavorare in un ufficio cimiteriale è tutto tranne che uno scherzo!

Tutto iniziò sul finire del 2019…

Ero disoccupato per l’ennesima volta e, come si dice, tentar non nuoce. Ho così partecipato ad un concorso per quello che, di fatto, è stato un tirocinio (chiamiamolo pure stage) per lavorare nel comune del paese dove vivo. Zero aspettative, ero ben conscio che in ogni caso sarebbe stato a tempo determinato e per pochi euro. Le posizioni erano diverse, il caso (???) ha voluto che mi spedissero a dare una mano nell’ufficio che in pratica gestisce il cimitero.

Non proprio una passeggiata di salute!

Al cimiteriale, tra le altre cose, si registrano le avvenute cremazioni, si parla con le imprese che si occupano di funerali, lapidi e via dicendo. Dico subito questo visto che, quando si parla di qualsiasi cosa inerente decessi e pratiche relative, viene spontaneo pensare solo a tombe, cadaveri e bare. Invece in questi uffici si fanno tante altre cose e quasi mai con l’animo leggero. Perchè, in fin dei conti, si ha a che fare con la morte. E la morte non è una cosa che faccia ridere quando… beh, viene toccata con mano più o meno direttamente.

Una persona passa a miglior vita e bisogna registrarne l’avvenuto decesso, organizzarne il funerale e stabilirne il luogo dove riposerà in eterno. Capite bene che per i famigliari non si tratta di piacevoli attività ricreative. Anche perchè, oltre all’ovvio e comprensibile dolore, magari si aggiunge la difficoltà economica (so’ tanti i soldi da scucire, fidatevi) o, semplicemente, una testa resa ancor più dura dal lutto.

Dall’altra parte poi c’è un altro essere umano, che lavora in un contesto non propriamente allegro e che magari ha anche i coglioni girati per i fatti suoi, scusate il francese. Questo essere umano ovviamente lavora fianco a fianco con omologhi e superiori, i quali devono a loro volta rendere conto ad assessori e politicanti cittadini. Quindi in certi frangenti si crea un’atmosfera… diciamo elettrica? Più livelli ci sono e più sono le rotture, sempre e comunque. E sto parlando del quotidiano, di una giornata tipica.

Cosa succede invece quando, per magia, arriva il covid e tutti impazziscono?

Ecco, il povero stronzo che vi sta parlando ha sperimentato le infinite gioie di lavorare in un ufficio cimiteriale durante la pandemia. E in certi giorni è stato un vero sballo delirio! E mò vi dico anche i perchè…

Nel mio piccolo mi sono principalmente occupato di registrare le avvenute cremazioni. Per essere il più semplice possibile, riportavo su un programma online i dati scritti sui documenti. Perchè il fine ultimo, teoricamente, sarebbe dovuto essere quello di abbandonare la carta in favore di un più comodo gestionale accessibile via web. Ovviamente non è successo: in ambito comunale lasciare la vecchia strada per la nuova è un percorso ad ostacoli, una vera mission impossible.

Come detto prima, più sono le teste maggiori sono le difficoltà. Ci aggiungiamo una bella pandemia con tutto quello che ne è conseguito e… dal 2019 al 2020 le cremazioni sono raddoppiate! Nessuno aveva modo e tempo di spiegarmi certe cose, figuriamoci di pensare allo sviluppo di un software sì semplice ma pieno di voci, categorie, nomi, note di pagamento da generare e poi bachi, problemi di server e imprevisti vari.

I morti aumentavano, il virus dilagava e la gente impazziva, tutta.

E nell’ufficio cimiteriale questo si è sentito, eccome: richieste assurde, nervi a fior di pelle ed ovvi problemi di salute. Perchè chiaramente lavorare in quel contesto non ti mette al riparo dal contagio, qualcuno il covid se l’è preso e le risorse come il sottoscritto sono state lasciate a casa. Fino a quando non hanno deciso di approvare lo smart working, chè altrimenti là sarebbero annegati tra cartellette, faldoni, turni domenicali, straordinari ed orari folli. E c’è chi pensa che tutti, nel settore pubblico, stiano belli comodi su una sedia a giocare al solitario e a chiacchierare di stronzate sorseggiando un pessimo caffè.

Qualcuno poi avrebbe voluto automatizzare tutto, senza rendersi conto che colleghe ed operatori cimiteriali erano all’oscuro di ogni cosa: avessero chiesto loro di passare dall’oggi al domani ad un CMS con password, pagamenti online ecc sapete cosa sarebbe successo? Un fottuto casino a tutti i livelli!

Un casino che immagino si sia riflettuto anche in questo post. Mi rendo conto che le righe che avete letto saranno state caotiche, un po’ noiose e che non siano filate via lisce. Ma fondamentalmente questo blog è anche un diario, un modo per sfogarsi e tenere (più o meno) in ordine idee e ricordi.

E i ricordi legati all’ufficio cimiteriale sono ancora qui, in testa, belli… vivi.

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