Quattro chiacchiere su Wrestlemania 37

Un mega evento di due giorni, il primo col pubblico “vero” dopo più di un anno. Ecco qualche considerazione su Wrestlemania 37, uno show a suo modo storico.

Wrestlemania 37 è ormai alle spalle e lo spettacolo andato in onda quest’anno è stato bello, anche se non privo di difetti. Ma ha comunque avuto il pregio di riportare (poche) persone allo stadio, in barba ad un tempo da lupi.

Il wrestling ai tempi della pandemia risulta sempre gradevole ma incompleto, privo di una componente emotiva fondamentale e cioè il pubblico. L’anno scorso il Grandaddy of Them All si è svolto nel silenzio più totale, senza persone (lavoratori esclusi) nè rumori di fondo farlocchi, rivelandosi comunque piacevole. Presenza di fan a parte, l’edizione andata in onda il 10 e l’11 aprile 2021 è stata senza dubbio più intrigante.

Poche delusioni, tante mazzate, qualche sorpresa e… conigli? Ecco cosa penso di Wrestlemania 37.

Tutto è iniziato sabato, con un “leggerissimo” ritardo causa maltempo…

Si parte col botto, match valido per il WWE Championship tra il campione Bobby Lashley e lo sfidante, quel Drew McIntyre che di fatto è l’eroe senza pubblico dell’anno scorso. Entrambi hanno faticato parecchio per trovarsi in cima, entrambi avrebbero meritato di più anni fa. Ed entrambi hanno dato vita ad un match… caldo ma non bollente. Mi sarei aspettato tante mazzate in più, una roba un po’ cruda magari, invece tutto è filato liscio senza quel momento da mettersi le mani nei capelli per lo stupore. Un incontro logico, ben fatto ma un po’ così, vittima soprattutto di un booking che ha lasciato perplessi praticamente tutti, fan e addetti ai lavori. Ogni riferimento alla questione Hurt Business NON è casuale.

Il secondo incontro è stato una roba talmente brutta che lo commento più avanti insieme ad un altro match, non così brutto ma quasi. La prima parte dell’evento mi ha fatto alzare il sopracciglio alla Carletto Ancelotti, complice uno scarso trasporto del pubblico. O era colpa del maltempo che ha minato anche l’impianto audio?

Per fortuna tutto è andato migliorando, a cominciare dal terzo match…

Non vi era niente in palio, c’erano solo un “cattivo” e un “buono” che in quanto a tecnica sono secondi davvero a pochi. Seth Rollins da “messia del wrestling” era quello che ci voleva per esaltare uno come Cesaro, atleta che ha vinto un decimo di quello che avrebbe dovuto. I due hanno sfoderato il meglio del loro repertorio, mostrando qualcosa di altamente spettacolare. Incontro che non si prende un voto altissimo semplicemente perchè, appunto, non vi era alcuna cintura da mantenere o conquistare. Le strategie di Rollins, gli uppercut del cyborg svizzero e un finale da giramenti di testa (capirete vedendo) i punti focali di uno spettacolo nello spettacolo. Roba da main event, in altre circostanze.

Un tocco di comedy ogni tanto non fa male. Ma le stategie e la simpatia del New Day poco hanno potuto nei confronti dell’agilità di AJ Styles e, soprattutto, della forza bruta del colosso Omos. Che era al debutto, tutti si chiedevano cosa gli avrebbero fatto fare e… beh, ha fatto quello che chiunque si sarebbe aspettato: è entrato dopo un bel po’ di tempo, ha riso degli avversari e li ha piallati senza sforzo. Tutto molto piacevole, logico, nessuna sorpresa ed in fondo è giusto così, visto che la riconferma degli ex campioni sarebbe stata insensata.

Quando non ti aspetti chissà che è più facile rimanere sorpresi in modo positivo. Ed è quello che è successo durante lo Steel Cage Match tra Shane McMahon e Braun Strowman, il bullo contro il gigante buono. Le interferenze di due scagnozzi, le sediate e quel momento che vedete in foto sono gli ingredienti semplici ma vincenti di una ricetta affatto indigesta. Tutto è andato secondo i piani (volo dalla gabbia compreso) ed è stato meglio così, considerando età (Shane) e caratteristiche fisiche (Braun) dei contendenti.

Gli ultimi due incontri della prima serata di Wrestlemania 37 sono stati qualcosa di incredibile.

Cheppalle, la solita cagata con la celebrità di turn… no, cazzo, stavolta proprio no! Il match ha goduto di una costruzione semplice ma godibile nel corso delle settimane precedenti. I due cattivi (Miz e Morrison) sono usato sicuro quando c’è da farsi odiare, Damian Priest è il colosso tecnico in rampa di lancio che ci sa fare e fa da chioccia… ad un cantante portoricano?  Bad Bunny è un nome piuttosto noto nell’ambiente trap e raggaeton, io manco sapevo chi fosse e dopo aver visto il match avrei detto che fosse un signor wrestler professionista. E’ tutto qui il succo del discorso.

Di solito le persone famose coinvolte nel wrestling al massimo tirano un paio di pugni e chiusa lì, invece “il coniglietto cattivo” ha fatto ben di più. Ha mollato pugni quasi veri, ha eseguito due voli dal paletto più che discreti, un’apprezzabile tornado ddt e una mossa in sincro con Priest semplicemente incredibile. Senza contare la… boh… “bunny destroyer”: ci fossero stati i soliti 50-70 mila spettatori sarebbe venuto giù lo stadio. Sono un fan semplice, sorprendimi e sarò felice. Ed è forse per questo che, per un motivo o l’altro, mi sa che candido il match come migliore del sabato. E forse son stretto.

La prima serata si è conclusa col match valido per la cintura femminile di Smackdown. Evento storico visto che per la prima volta nel main event si sono sfidate due donne di colore. La campionessa Sasha Banks e Bianca Belair non si sono risparmiate e hanno sfoderato il meglio del loro arsenale. La Banks ha provato in ogni modo a mettere fuori gioco la sfidante, più potente di lei e altrettanto agile, arrivando anche ad afferrarle la lunga treccia per metterla fuori gioco. Ma al culmine del match la Belair ha saputo sfruttare proprio la sua acconciatura… usandola come una frusta, con lo schiocco che si è sentito fin su Marte. Da lì le cose hanno preso una certa piega e l’incontro è terminato come pronosticato, con la rookie che batte la più esperta.

Il sabato di Wrestlemania 37 ha lasciato un buon sapore in bocca… 

E’ partito piano, quasi deludendo (per un motivo o l’altro), ma ha saputo accellerare fino all’apice dell’intrattenimento sportivo che hanno fornito gli ultimi due match. Non che gli altri abbiano fatto schifo, anzi…

E la domenica, com’è andata? Scopriamolo, in rigoroso ordine cronologico.

Ti aspetti una resa dei conti e invece spunta un nuovo personaggio. O, quanto meno, si scopre un’altra sfaccettatura di un quadro più complesso ma del quale sicuramente non si sa nulla. Quando c’è di mezzo Bray Wyatt le sorprese sono assicurate e poco importa se The Fiend finisce per fare la figura del pollo, terrificante ma comunque pollo. Merito, in storyline, di Alexa Bliss, a suo agio nell’essere deliziosamente spaventosa ed inquietante. A beneficiare delle scaramucce tra due entità “soprannaturali” è stato Randy Orton: si pensava potesse essere la vittima sacrificale ed invece… come detto, con certi personaggi in ballo non sai mai cosa aspettarti. L’incontro risulta tiepido e non bollente (vedi il primo incontro del sabato) e lascia tanti interrogativi in testa. L’intento era quello fin dall’inizio? Chi può dirlo.

Come il sabato anche la domenica riserva due mezze delusioni in apertura, delusioni per me sia chiaro. Women’s tag team Championship in palio, con le campionesse Nia Jax e Shayna Baszler che si scontrano con la coppia formata dalle veterane Natalya e Tamina. L’incontro di per sè non è orrendo ma quando la storia attorno è scarna, come in questo caso, tutto perde di sapore. Le sfidanti arrivavano dal casino brutto che è stato il turmoil match del giorno prima, ce l’hanno messa tutta ma alla fine hanno capitolato. Il perchè di una decisione simile mi rimane oscura, se non cambi a Wrestlemania quando lo farai? Boh, in molti dicono che a nessuno freghi delle cinture femminili di coppia e, “ammirando” lo spettacolo offerto, non si può che essere d’accordo.

Il canovaccio della domenica di Wrestlemania 37 è, di fatto, molto simile a quello del sabato: dopo le perplessità arrivano le cose buone…

Dopo le indies, dopo essersi aiutati e poi scornati ad Nxt e negli altri show della WWE, finalmente due amici possono dare spettacolo sul palcoscenico più importante. Kevin Owens e Sami Zayn se le suonano di santa ragione, sfoderando il meglio del loro repertorio e dimostrando ancora una volta che, per me come per tanti altri, potrebbero menarsi all’infinito senza annoiare mai. La presenza di una celebrità come Logan Paul in questo caso è stata abbastanza marginale, lo youtuber è stato fischiato sonoramente finendo per essere un semplice tassello in una storia che, ci scommetto, è ben lontana dall’essere finita. Almeno lo spero che, come detto, ammirerei quei due all’opera per sempre.

Un giusto premio alla carriera per un wrestler sottovalutato ma estremamente potente e carismatico. Sheamus abbatte Riddle (personaggio sempre più “stupefacente”) grazie ad un brogue kick leggendario e diventa U.S. Champion. Match solido, magari non un capolavoro, ma i due contendenti ci sanno fare e il fan occasionale, come il più navigato, ha sicuramente gradito.

Abbiamo un atleta di casa, campione e davvero apprezzato, che ne dite di farlo perdere di fronte al pubblico amico? Un canovaccio già visto a Stamford, ma l’effetto sorpresa, per quanto non memorabile, è riuscito. E così, dopo qualche mazzata ma senza esagerare, Apollo diventa finalmente campione intercontinentale dopo anni di anonimato. Mentre il “povero” Big E rimane fregato, ma chissà per quanto: c’è chi dice che, prima o poi, finirà nel giro per il massimo alloro.

Wrestlemania 37 finisce in bellezza…

Ad Nxt era tra le migliori, è sparita per un po’ ed infine l’hanno fatta esordire a Raw in fretta e furia mandandola direttamente per il titolo. Rhea Ripley è una predestinata, ma almeno avrebbero potuto sforzarsi nel costruire il suo primo trionfo, a discapito di Asuka. Invece han tirato su il tutto in un paio di puntate, col risultato che uno scontro potenzialmente eccezionale è stato “solo” buono. Complice anche il fatto che la nuova campionessa ha una finisher che non fa impazzire e non sa di sentenza definitiva. Infine Charlotte Flair, prevista in qualche modo, non ha preso parte alla contesa causa covid. Troppe cose, anche solo parzialmente negative… forse non si poteva chiedere di più.

E veniamo al tanto atteso main event di Wrestlemania 37. Come per tanti altri match visti nella due giorni di quest’anno, il finale è stato logico. Lo dico a mente fredda, chè sul momento stavo per tirare giù i santi del paradiso. Poi ho realizzato che, per un motivo o per l’altro, nè EdgeDaniel Bryan avrebbero potuto mettere fine al regno di Roman Reigns. Perchè? Beh, ci hanno speso talmente tante energie per costruire il personaggio del campione, del tribal chief, che farlo perdere sarebbe stato un azzardo.

L’incontro in sè è stato una favola, spettacolare, incerto e discretamente violento come ci si attendeva. Tutti hanno avuto il giusto spazio e hanno avuto modo di essere credibili come possibili vincitori. Alla fine ha avuto la meglio il più potente e giovane tra i tre, ma senza l’aiutino e un po’ di fortuna chissà come sarebbe andata a finire…

Giudizio finale? Giudizio finale.

E’ stato un evento bello, non il migliore di sempre, ma è stato davvero piacevole guardarlo. Il ritorno dei tifosi ha inciso, anche se non in modo così pesante (i fan erano pochi), così come la sceneggiatura di tanti incontri e tante storie raccontate è risultata sbrigativa o quasi assente. Ma è fuor di dubbio che ricorderò per un po’ certi momenti, come la gabbia aperta a mani nude e Bad Bunny che è stato LA sorpresa. Ho trovato nel complesso azzeccata la scelta di proporre la stessa struttura delle serate: partite in sordina, sono via via cresciute d’intensità fino ai rispettivi main event, davvero belli. Potevano fare di peggio? Assolutamente sì. Potevano fare di meglio? Sì ma, considerando tutto, se Wrestlemania fosse sempre così sarebbe una goduria ogni anno.

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