Pandemia: un anno di mascherine e bestemmie

Rieccoci qua a parlare di pandemia, quarantena, mascherine e tante bestemmie. 12 mesi dopo l’arrivo del coronavirus è cambiato qualcosa? Pare proprio di no, purtroppo…

Stavo per scrivere sto pezzo già una settimana fa, ma mancano le energie. Mentali. Perchè sono passati dodici mesi e niente è cambiato, niente è migliorato. Sta cazzo di pandemia rallenta, muta ma non si ferma e procede inesorabile a rovinar vite. E non sto parlando unicamente di sintomi più o meno importanti, di problemi fisici più o meno gravi. Parlo anche di noia, fastidio, stress, di quelle sensazioni che fanno sentire come topi in trappola senza via di fuga.

Vorrei tanto prendere e uscire di casa ma, sapete che c’è, sto scrivendo nel bel mezzo di una comodissima e serenissima quarantena. Perchè anche la classe di mia figlia ha avuto il suo caso covid e, com’è giusto che sia, tutti a casa. Nel frattempo è scattata la zona arancione rinforzato, che bel colore di merda. Scrivo dopo un triplo tampone famigliare negativo ma, davvero, questa è forse l’unica buona notizia in mezzo a tanta sofferenza, interna. Perchè se da un lato si è grati del fatto di non avere, almeno per ora, sintomi, dall’altro questa convivenza forzata col virus (e tutto quello che comporta) ha mutato ancora una volta la mia vita e quella dei miei cari.

E non me ne frega una fava se è così per tutti, la cosa non è di consolazione, anzi…

Pandemia di merda. Sto raggiungendo livelli di fastidio tali che a volte stento a riconoscermi. Ma, per quanto possibile, devo sforzarmi per la serenità famigliare. E non sempre questo sforzo, titanico, porta a risultati accettabili.

Sembra ieri…

Ed invece sembra passato un secolo da quando mia figlia non partecipò alla sfilata di carnevale del 2020 e nel giro di pochi giorni ci ritrovammo tutti e tre bloccati a casa. Come oggi, solo che siamo più grandi. O vecchi, a seconda dei casi.

Ne parliamo spesso, io e mia moglie. L’anno scorso soprattutto le prime settimane volarono via in un amen, il lockdown si rivelò abbastanza facile da gestire, tra il didò fatto in casa e un picnic in camera. Era l’effetto novità e sembrava di vivere un’avventura un po’ sui generis. La tenda in sala, il luna park per le bambole allestisto sul lettone, il trenino fatto coi rotoli di carta igienica: ricordi piacevoli, nonostante tutto.

Ora, non è che le cose siano cambiate ma, cazzo, rivivere la stessa esperienza diciamo che non è il massimo. Anche perchè nel corso dei mesi siamo comunque riusciti ad andare allo zoo e in vacanza al mare. La nana malefica ha ripreso la scuola quasi come se niente fosse, ha fatto le sue esperienze, ha disegnato tantissimo e giocato ancor di più con i suoi compagni. Tutto andava per il meglio nonostante i su e giù dei contagi e le classi che chiudevano. Più volte. Tutte. Tranne la sua. Ma, ovviamente non si è creata per magia un’immunità circoscritta ai bimbi rosa (è il colore della classe). E quindi, com’era ovvio e scontato, esattamente un anno dopo eccoci forzatamente a casa.

Pandemia di merda, quante ce ne stai facendo passare.

Eh, sì. Perchè oltre ad aver modificato negativamente il quotidiano di una bimba di 4 anni stai anche rovinando la vita dei suoi genitori. Il sottoscritto ha da poco concluso la sua esperienza lavorativa. Dovevano essere 12 mesi relativamente tranquilli ed invece vi assicuro che registrare decessi e cremazioni in questo periodo non è stata una passeggiata. Un giorno parlerò della mia esperienza al cimiteriale ma non è questo il tempo nè il post giusto.

Ora sono ufficialmente e nuovamente un disoccupato, eppure non è la mancanza di un lavoro la cosa che più mi preoccupa. In primis vorrei che tutti e 3 rimanessimo in salute. Poi gradirei riconquistare un minimo di serenità, ma mi rendo conto che il periodo storico particolare che stiamo vivendo renderà il tutto alquanto difficile.

Vorrei che anche le mie due donne fossero più serene, ma come fai oggi ad essere allegro e gioviale 24h su 24? La piccola giustamente richiede attenzioni che non sempre le si possono dare. Mia moglie è in smart working almeno fino a fine quarantena, la casa è piccola e il soggiorno fa sia da ufficio che da centro ricreativo 5 giorni su 7. E poi c’è l’aspirapolvere da passare, la biancheria da stendere e la lavastoviglie da caricare. Mentre squilla il telefono, il capo e il cliente X chiedono cose assurde, io ho la cervicale per l’ennesima volta e la tenera figliola vorrebbe giocare a pallone (in casa, sì) cantando a ripetizione sempre le stesse tre canzoni. E, giustamente, quasi mai ci dà ascolto: perchè ha 4 anni e dovrebbe stare a scuola invece che in compagnia di due quasi quarantenni stressati.

Ora capite perchè ne ho, ne abbiamo, pieni i coglioni?

Lo so, non siamo gli unici, ma sapete che c’è? Non me ne frega un cazzo. D’altronde in giro è pieno di individui che se ne sbattono i coglioni del prossimo, perchè dovrei aver timore di sfogarmi sul mio fottutissimo blog? Almeno io non vado in giro senza mascherina in pieno centro commerciale e non penso che sia tutto un complotto di Google, Big Pharma, degli alieni o degli extracomunitari. Almeno noi, quando e se sarà possibile, ci vaccineremo tutti e chissenefrega se ci ficcheranno una merdosissima antennina 5G sotto la pelle. Vorrà dire che il cellulare prenderà sempre e comunque.

Andate a cagare, bestie.

E mettete quella cazzo di mascherina.

Scusate lo sfogo, prometto che dal prossimo articoletto ritornerò a parlare di cose più leggere, forse. Che abbiamo un po’ tutti bisogno di staccare la spina, almeno per qualche minuto. In culo a sta maledetta pandemia.

Alla prossima!

E mettete quella cazzo di mascherina.

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