FIFA 98 e altri videogame memorabili

FIFA 98, Duke Nukem e gli altri: li ho amati talmente tanto da non riuscire a decidere quale videogame mi abbia appassionato di più!

Decenni passati davanti ad uno schermo mi hanno portato a riflettere, riflettere e ancora a riflettere (sì, come no). Ricordo come se fosse ieri le puntate dei miei telefilm preferiti o i fantastici e assurdi cartoni giapponesi sul calcio, eppure… Eppure, da buon amante di console & C., non sono proprio riuscito a decidere quali supporti e soprattutto quali videogame mi abbiano regalato più godimento.

 

Meglio il Sega Master System II, il Game Boy (il primo e unico), i classici cabinati o il pc? Meglio FIFA RTWC 98, Duke Numem 3D, Mortal Kombat, Super Kick Off o… Burai FighterDeluxe?! Scommetto quello che volete che avete sentito parlare di almeno uno di questi titoli ma, nel dubbio, che ne dite di un bel viaggetto indietro nel tempo?

Tra un ricordo e l’altro, ecco i videogame che ricordo con più affetto

Mortal Kombat, cabinato

Parto col supporto più vetusto, con quel cassone in legno e plastica che diede un senso alla parola sala giochi. Sto parlando dei vintagissimi (si può dire?) cabinati e, tra gli ennemila titoli che ci hanno degnato della loro presenza, non posso non citare Mortal Kombat.

Ecco una tra le principali cause di povertà tra i giovanissimi dell’epoca. Tu ficcavi la moneta, iniziavi a prenderci mano, prendevi le mazzate e ricominciavi. E giù soldi, almeno fino a quando mamma o papà non ti riportavano sulla retta via a suon di “Orabastachesenodiventiscemo”.

MK è un pezzo di storia, un prodotto diventato leggendario soprattutto grazie ad una robusta e (in)sana dose di violenza e a dei personaggi semplicemente eccezionali. Sto parlando, giusto per fare degli esempi, del gelido e cool Sub Zero, della sexy e cazzutissima Sonya e dell’elettrizzante (a tutti gli effetti) Raiden.

La “guerra” con un altro mito come Street Fighter nel corso degli anni raggiunse vette inenarrabili, tanto che di entrambi i titoli sono stati girati dei film. Oggi brutti come la dissenteria che ti sorprende mentre ti trovi in metropolitana, ma ieri delle vere perle che ogni appassionato ha visto almeno una volta.

Videogame come Mortal Kombat e Street Fighter sono giustamente sopravvissuti allo scorrere del tempo, non si contano i sequel e cliccando qui potete trovare l’ultimo capitolo di MK uscito per PS4 mentre qui c’è l’ultimo di SF, sempre per la Play 4.

Super Kick Off, Sega Master System II

Per il sottoscritto la mania dei videogiochi scoppiò durante le elementari. Qualche compagno di classe era in possesso della prima console di casa SEGA e io riuscì a fatica a farmi regalare la seconda versione, dopo una serie infinita di “lo voglio”, “me lo comprate” e “daidaidaidaidai”. Serie anche nota come tattica dello sfinimento.

Da buon invasato del giuoco del calcio, il primo titolo che mi capitò tra le mani fu il vecchio e mitico Super Kick Off. Un titolo che i giovani di oggi manco sanno che sia, un titolo che per me vuol dire mille partite con una sola squadra, Milano. Non c’era spazio per licenze e altre cose simili, si poteva unicamente impugnare il controller e dopo ore farsi venire la tendinite. Ma vuoi mettere la soddisfazione di piallare la temibile Angera (wtf, really?) grazie a pallonetti resi letali dal vento più infame che si possa immaginare?

Erano tempi con poco spazio per i fronzoli. E, purtroppo, nessuno spazio per i salvataggi. Ragion per cui portare a termine un campionato era utopia. Anche perchè, considerando che i genitori ovviamente vigilavano, tenere accese console e tv per giorni o addirittura settimane era impossibile.

Burai Fighter Deluxe, Game Boy

Le prime console ormai avevano invaso le case di noi rEgazzini ma la macchina bellica dell’industria videoludica aveva sempre più fame. E fu così che si pensò bene di soddisfare le voglie di tutti quei bimbi coi maroni sfranti da lunghissimi viaggi in auto e da noiosissime vacanze in posti senza l’ombra di una tv. Nacquero perciò le console portatili, capitanate da un famoso gioiellino di casa Nintendo. No, bestie, non sto parlando della Switch

Pesante come un mattone, il Game Boy aveva uno schermo microscopico rispetto al resto del corpo. Uno schermo con soli due colori, un verde/giallino non propriamente invitante e un grigio scuro buono solo per ottenere il contrasto necessario a non perdere la vista dopo due minuti di gioco. Di titoli a disposizione ce n’erano una valanga, il primo che consumai fu Burai Fighter Deluxe.

La cosa più figa di quel videogame era la copertina, come potete ben vedere in alto. Il gioco in sè era uno sparatutto a scorrimento orizzontale con protagonista una specie di combattente dello spazio. Dotato di jetpack e di una sparapiselli che non farebbe paura ad una mosca, il nostro eroe aveva la possibilità di raccogliere upgrade col procedere dei vari livelli, potenziare la propria arma ed asfaltare la moltitudine di mostri/pixel che si ritrovava davanti

Niente trucchi ed ovviamente niente salvataggi che si era ancora al Paleolitico, tecnologicamente parlando. Però, in questo caso, chissenefrega… visto che l’intero gioco poteva essere ultimato in una mezz’oretta. Che tu fossi un mostro di abilità o una sega tale da dover usare la modalità più facile.

Duke Nukem 3D, PC

Passarono gli anni, ci si avvicinava balzellon balzelloni al boom tecnologico e in casa arrivò il primo personal computer. Un “mostro” di Pentium 133 con tipo 16Mb di RAM e una scheda grafica decente. Su quel ferro vecchio si usava ancora il DOS, giusto per farvi capire che è passato giusto qualche… lustro.

E’ grazie a quel rudere che scoprii le gioie degli sparatutto in prima persona. Sparatutto come Duke Nukem 3D ovvero la “storia” del “più grande eroe della Terra” (quante virgolette, per la miseria) che deve salvare il mondo da un’invasione aliena. Chissenefrega della trama, datemi un mostro da uccidere!

Ed infatti ho passato ore, giorni, mesi e anni a prendere a fucilate cinghiali-poliziotto o a far brillare drappelli di lucertoloni con le pratiche e letali pipe bomb. L’arsenale davvero vasto era solo UNA delle cose fighe del videogame: nemici a parte, ricordo col sorriso il carattere del personaggio e le esperienze che poteva vivere. Non era raro infatti che il buon Duke si calasse uno steroide per diventare più rapido o pagasse una spogliarellista affinchè gli mostrasse i propri pixel (erano gli anni 90, altro che HD. E per concludere in bellezza pisciatina tattica nel wc che avrebbe poi distrutto a calci una volta finito.

Menzione d’onore per i trucchi: durante il gioco se digitavi dnstuff ti riempivi l’arsenale da subito e potevi sparare razzi atomici anche sul più sfigato dei nemici. Se invece avevi manie divine dncornholio ti rendeva invulnerabile e, volendo, potevi sterminare chiunque a calcinculo. Il più infame (me incluso) non si faceva poi mancare dnclip, che ti rendeva incorporeo ma non per questo meno letale: ammazzarne uno ed attraversare il muro era la prassi, così come bestemmiare e riavviare il livello dopo che il nostro eroe si ritrovava letteralmente bloccato in una parete infinita.

Incredibile che non sia ancora uscito nelle sale un film su questo personaggio leggendario. Almeno nel corso degli anni non sono mancati omaggi, sequel e riedizioni (come questa), anche se nessuno raggiungerà mai le vette del bellissimo e folle titolo di tanti anni fa.

FIFA Road to World Cup 98, PC

Ho iniziato questa gitarella sul viale dei ricordi parlando di calcio e voglio finire parlando ancora di pallone. Sempre su quel PC di cui parlavo poc’anzi, ha girato, girato e girato anche un titolo di casa EA Sports. Sto parlando di un vero e proprio capolavoro, sto parlando del FIFA 98 che ti permetteva di giocarti i Mondiali partendo dalle qualificazioni. E che, in barba ai successivi capitoli e alla concorrenza di PES, considero senz’ombra di dubbio il miglior videogame sul calcio al quale io abbia mai giocato.

Perchè migliore è presto detto:

  • la colonna sonora o, meglio, QUELLA canzone riascoltata all’infinito. E cioè la mitica, breve e figherrima Song 2 dei Blur
  • le reti che si gonfiavano quando segnavi. E considerando quanto schifo facesse FIFA 97, vi assicuro che ciò dava tanta soddisfazione
  • una quantità oscena di Nazionali, per cui potevi ambire a diventare campione del mondo con team epici come San Marino o Malesia
  • la possibilità di personalizzare totalmente squadre e calciatori. Ad esempio potevi far diventare nera come la morte la maglia dell’Italia, far giocare l’avversario con 10 attaccanti per il solo gusto di infilarlo ripetutamente in contropiede oppure trasformare in un punk abbronzato un pallidissimo giocatore inglese
  • il tasto Q per chi amava falciare senza pietà gli avversari. Ed ovviamente il tasto D, che pigiato velocemente due volte faceva partire certi pallonetti destinati a punire senza pietà quei portieri che uscivano dalla porta senza un valido motivo
  • la mia squadra preferita, il Brunei. No, non scherzo, lo era davvero. Forse anche perchè c’era quel terzino sinistro che, strano ma vero, se tirava dalla trequarti campo la ficcava sempre all’incrocio.

Ora basta, che se no divento malinconico e piango. E m’incazzo perchè nessun altro gioco mi farà godere come questi 5 videogame che, spero, abbiate almeno riconosciuto.

Alla prossima!

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